E’ morto Primo Galiani padre del Soccorso calabrese

E’ morto a 74 anni Primo Galiani, ieri i funerali. La lettera di Pierpaolo Pasqua per ricordarlo.

Ciao Primo,
ti scrivo perché oggi è venuta a mancare una cara persona, peccato che quella persona sei tu. In questo momento i tuoi amici ti stanno commemorando e stanno rimpiangendo i tempi andati. Io ti scrivo perché manca un piccolo tassello da mettere a posto nella tua vita.
La persona che è venuta a mancare oggi è stata il primo Volontario del Soccorso Alpino della Calabria. Mai nessuno ha voluto riconoscergli questo merito; lo faccio purtroppo a posteriori e non dopo avere lottato perché questa bellissima storia non venisse cancellata. Era un uomo particolare, buono, incontentabile, antipatico perché ti diceva quello che pensava, lungimirante, appassionato di montagne, irascibile, affettuoso. Di lui ricordo la barba, canuta da sempre e la sua irrefrenabile voglia di creare in Calabria un presidio del Soccorso Alpino e Speleologico negli anni ottanta, quando gli attuali Volontari vivevano allo stato di spermatozoi e quando la parola Alpino era legata solo alle montagne del Nord Italia. Si era impegnato a cercare risorse e persone volenterose nell’ambito della Sezione del Club Alpino Italiano di Cosenza, di cui era anche Socio Fondatore e lo ricordo bene l’impeto e l’energia che allora coinvolse anche me.
Oggi grazie a lui e a persone come lui il Soccorso Alpino e Speleologico salva tante vite umane e queste persone devono la loro vita anche a Primo. Ma tu le sai bene tutte queste cose.
Avresti meritato di averci vicini, che ti venissero riconosciuti di persona i meriti più che rinfacciarti i demeriti. Tu lo sai : è più facile essere esaltati da morti che da vivi; tu non verrai osannato come gli eroi dei nostri giorni perché non sei morto sui sentieri e nelle forre delle tue amate montagne. E ti scrivo perché almeno tu non dimentichi di essere stato quello che sei stato, nel bene e nel male.
Con questa mia non ti voglio ridare da morto ciò che da vivo ti abbiamo negato.
Scrivendoti non verrà colmato il rimorso di non avere fatto tutto quello che poteva essere fatto quando eri in vita.
Ma tanto dovevo alla memoria di uno di noi.
Cosenza, 26.08.2022
Pierpaolo Pasqua

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In partenza “Sternes 2022” la nuova spedizione speleologica internazionale sull’Isola di Creta

Partirà ad inizio Settembre “Sternes 2022”, la nuova Spedizione Speleologica Internazionale sull’Isola di Creta. Destinazione Lefka Ori, gli antichi Monti Leuci.

Le montagne bianche che brillando con il loro candido calcare furono per gli antichi autori latini la causa dell’antico nome dell’Isola, conosciuta anche come Candia.

Il Gruppo Speleologico di Creta organizza per il sesto anno consecutivo la spedizione internazionale sulle White Mountains “Sernes 2022” dal 4 all’11 settembre 2022.

L’obiettivo della missione è l’ulteriore esplorazione della grotta di Sternes (-595m. ) per una possibile continuazione con il campionamento di organismi e microorganismi, misurazioni e verifiche geologiche, fotografare e documentare forme rare di concrezionamento a 550 metri di profondità, mappatura e rilievo delle grotte scoperte, ricerca mirata sul campo e in superficie.

Lo scorso anno è stato allestito un campo permanente a -400, l’organizzazione invita eventuali singoli speleologi greci o gruppi a dare adesione entro breve.

maggiori info su https://www.facebook.com/SternesCaveExpedition/

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Gli speleologi alla ricerca di grotte glaciali in Val Venosta

Andrea Benassi, a caccia di vuoto sotto i ghiacciai delle Alpi Venoste.

Val Venosta – Almeno cinque le grandi grotte di contatto (subglaciali) identificate con una prima ricognizione da Andrea Benassi, speleologo casolano, in un piccolo ghiaccio in rapida regressione.

Una zona poco frequentata dalla speleologia glaciale, ma che sembra regalare ottime prospettive.

La più lunga delle grotte identificate supera il mezzo chilometro di sviluppo e promette ulteriori prosecuzioni.

“Una situazione complessa dove torneremo a breve” Afferma Andrea Benassi “anche per approfondire e studiare l’entità nella zona e nel reticolo ipogeo dell’ARD: l’acid rock drainage.”

L’Acid Rock Drainage è un fenomeno nuovo e inquietante, purtroppo sempre legato al cambiamento climatico. Lo scioglimento del ghiaccio e del permafrost alpino innesca in tutto il mondo l’acidificazione delle acque prodotte dai rock glacier, ovvero i ghiacciai neri coperti di detriti.

Tra i minerali carichi di solfuri metallici, una volta liberati dal ghiaccio e posti a contatto con acqua e aria, si innescano processi biochimici che portano alla formazione di acido solforico e quindi ad acque con ph estremamente basso.

Un problema nuovo i cui effetti termodinamici potrebbero intrecciarsi anche con l’evoluzione delle grotte glaciali e dei circuiti di drenaggio subglaciali delle grotte di contatto entrando in modo inaspettato nel bilancio energetico complessivo del ghiacciaio.

Osservando l’area nel periodo 2003-2021 si nota l’accelerazione prodotta dai collassi circolari e la relazione con le grotte di contatto in destra idrografica, nonché la rapida trasformazione della lingua in ghiacciaio nero prima e quindi in rock glacier poi. Questi ultimi dieci mesi non hanno prodotto sostanziali cambiamenti nell’area o nei drenaggi ipogei, anche se hanno portato ad una ulteriore regressione della massa glaciale con perdita media di circa 10 metri sui margini.

“Heavy Metals”: una grande galleria – meandro endoglaciale, relitto ormai non più attivo che si sviluppa per circa 50 metri sul fianco di un rock glacier alla cui base sono presenti drenaggi acidi

Grande traforo subglaciale (grotta di contatto) evolutosi molto rapidamente negli ultimi dieci anni, si presenta attualmente lungo circa 150 metri e traversa un braccio del ghiacciaio fino ad una grande depressione- collaso interna creatasi negli ultimi due anni. I grandi scallops sul soffitto testimoniano l’ablazione per effetto della circolazione d’aria e della condensazione delle nebbie di evaporazione prodotte dell’incontro tra la massa d’acqua entrante a T° più alta e la temperatura interna della galleria che porta le nebbie a condensare sul soffitto liberando energia termica nel passaggio di fase da gassoso a liquido, energia che contribuisce all’ablazione e al modellamento degli scallops.

“Grotta degli uomini cavi”: Ingresso di un lungo sistema di gallerie labirintiche a struttura dendritica che si sviluppa per oltre 500 metri sul fianco del ghiacciaio. 

Uno dei molti drenaggi acidi presenti sul ghiacciaio. L’acqua qui ha un ph di 2.8 e si presenta carica di metalli pesanti in concentrazioni che la rendono ovviamente non potabile e pericolosa: ferro, bromo, rame, piombo e ovviamente alluminio in grandi quantità e che precipita appena il ph sale oltre 5 lasciando una traccia bianca sulle rocce.

Il grande arco-relitto che si comporta attualmente come bocca terminale del ghiacciaio e oltre il quale si apre l’enorme anfiteatro (oltre 200 metri di diametro) prodottosi negli ultimi due anni come collasso. La presenza di questo tipo di fenomeni rapidissimi, sta accelerando ed ha portato a diverse ricerche per cercare di approfondire i meccanismi che portano a questi enormi collassi circolari (definiti da alcuni autori funnel-shaped a forma di imbuto, noi diremmo doline, sinkhole glaciali) e che si presentano spesso in associazione con la presenza di grotte di contatto. La grande portata di acqua scava in questo caso anche nel detrito alluvionale che fa da base, mentre il soffitto di ghiaccio appare profondamente lavorato dai flussi d’aria che si incanalano nella condotta scendendo dal ghiacciaio. La grande sezione della condotta testimonia inoltre i possibili effetti del repentino svuotamento di un possibile bacino subglaciale a seguito del collasso interno.

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Acqua su Marte in abbondanza ecco la mappa

Una nuova mappa di Marte sta cambiando la nostra idea di come l’acqua in passato abbia solcato la superficie del pianeta.

È stata rilasciata una nuova mappa del Pianeta rosso che ne evidenzia i giacimenti minerari. Meticolosamente preparata nell’ultimo decennio utilizzando i dati degli strumenti Eau, Omega e Crism, la mappa mostra le posizioni e le abbondanze dei minerali idratati e suggerisce quali potrebbero essere i luoghi migliori in cui inviare le prossime missioni. Tutti i dettagli su Icarus

Fonte Media Inaf – Una nuova mappa di Marte sta cambiando la nostra idea di come l’acqua in passato abbia solcato la superficie del pianeta e mostra dove sarebbe auspicabile atterrare in futuro. La mappa evidenzia i giacimenti minerari in tutto il Pianeta rosso ed è stata meticolosamente preparata nell’ultimo decennio utilizzando i dati del Mars Express Observatoire pour la Mineralogie dell’Esa (Eau), lo strumento les Glaces et l’Activité (Omega) e lo strumento Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (Crism) del Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa. In particolare, mostra le posizioni e le abbondanze dei minerali idratati, ossia rocce che in passato sono state alterate chimicamente dall’azione dell’acqua e che sono state tipicamente trasformate in argille e sali.

Minerali ricchi di acqua a Oxia Planum. Crediti: Esa/Mars Express (Omega and Hrsc) and Nasa/Mars Reconnaissance Orbiter (Crism)

Sulla Terra, le argille si formano quando l’acqua interagisce con le rocce, dando origine in diverse condizioni a diversi tipi di argille. Ad esempio, i minerali argillosi come la smectite e la vermiculite si formano quando quantità relativamente piccole di acqua interagiscono con la roccia e quindi conservano per lo più gli stessi elementi chimici delle rocce vulcaniche originali. Nel caso della smectite e della vermiculite tali elementi sono ferro e magnesio. Quando la quantità di acqua è relativamente alta, le rocce possono essere maggiormente alterate. Gli elementi solubili tendono ad essere portati via lasciando dietro di sé argille ricche di alluminio, come il caolino.

La grande sorpresa che si evince dalla mappa è la prevalenza di questi minerali. Dieci anni fa, gli scienziati planetari erano a conoscenza di circa mille affioramenti su Marte, reputati interessanti “stranezze” geologiche. Tuttavia, la nuova mappa ha ribaltato la situazione, rivelando centinaia di migliaia di tali aree nelle parti più vecchie del pianeta. «Questo lavoro ha ora stabilito che quando si studiano in dettaglio i terreni antichi, la vera stranezza è non vedere questi minerali», afferma John Carter, primo autore di uno dei due articoli pubblicati su Icarus, dell’Institut d’Astrophysique Spatiale (Ias) e Laboratoire d’Astrophysique de Marseille (Lam), Université Paris-Saclay e Aix Marseille Université, in Francia.

Secondo gli autori, questo è un cambio di paradigma per la nostra comprensione della storia del Pianeta rosso: dal minor numero di minerali acquosi che si pensava fossero presenti, era possibile che l’acqua fosse limitata, sia per estensione che permanenza. Ora, non c’è dubbio che l’acqua abbia svolto un ruolo enorme nel plasmare la geologia di tutto il pianeta.

Minerali ricchi d’acqua nel cratere di Jezero. Crediti: Esa/Mars Express (Omega and Hrsc) and Nasa/Mars Reconnaissance Orbiter (Crism and HiRise)

A questo punto la grande domanda a cui occorre rispondere è se l’acqua sia stata persistente o episodica, ossia confinata in periodi più brevi e più intensi. Pur non fornendo ancora una risposta definitiva, i nuovi risultati offrono sicuramente uno strumento migliore per proseguire la ricerca. Secondo Carter, la comunità scientifica ha forse semplificato eccessivamente Marte. Gli scienziati planetari hanno avuto la tendenza a pensare che solo pochi tipi di minerali argillosi sul Pianeta rosso siano stati creati durante il suo periodo umido, quindi quando l’acqua si è gradualmente prosciugata, i sali sono stati prodotti in tutto il pianeta. Questa nuova mappa mostra che in realtà le cose sono più complicate. Mentre molti dei sali marziani probabilmente si sono formati più tardi delle argille, la mappa mostra numerose eccezioni in cui vi è un’intima mescolanza di sali e argille e sono evidenti alcuni sali che si presume siano più antichi di alcune argille.

«L’evoluzione da molta acqua a niente acqua non è così netta come pensavamo. L’acqua non si è fermata in una notte. Vediamo un’enorme diversità di contesti geologici, così che nessun processo o semplice sequenza temporale può spiegare l’evoluzione della mineralogia di Marte. Questo è il primo risultato del nostro studio. Il secondo è che se si escludono i processi vitali sulla Terra, Marte mostra una diversità di mineralogia in contesti geologici proprio come succede sulla Terra», osserva Carter.

In altre parole, più guardiamo da vicino, più il passato di Marte diventa complesso.

Gli strumenti Omega e Crism sono ideali per questa indagine. I loro set di dati sono altamente complementari, lavorano sullo stesso intervallo di lunghezze d’onda e sono sensibili agli stessi minerali. Crism fornisce immagini spettrali ad alta risoluzione della superficie (fino a 15 metri per pixel) per zone altamente localizzate di Marte e lo rende il più adatto per la mappatura di piccole regioni di interesse, come i siti di atterraggio dei rover. Ad esempio, la mappa evidenzia che il cratere Jezero, dove attualmente sta conducendo le sue esplorazioni il rover Perseverance della Nasa, presenta una ricca varietà di minerali idratati. Omega, d’altra parte, fornisce una copertura globale di Marte con una risoluzione spettrale più elevata e con un migliore rapporto segnale/rumore. Ciò lo rende più adatto per la mappatura globale e regionale e per la discriminazione tra i diversi minerali di alterazione.

«Sapere dove, e in quale percentuale, è presente ogni minerale ci dà un’idea migliore di come quei minerali potrebbero essersi formati», spiega Lucie Riu, prima autrice del secondo articolo pubblicato su Icarus, dell’Institute of Space and Astronautical Science (Isas), Japanese Aerospace eXploration Agency (Jaxa), in Giappone.

Minerali ricchi di acqua a Oxia Planum. Crediti: Esa/Mars Express (Omega and Hrsc) and Nasa/Mars Reconnaissance Orbiter (Crism)

Questo lavoro offre anche a coloro che si occupano della pianificazione di missioni alcuni ottimi candidati per futuri siti di atterraggio, per due motivi. In primo luogo, i minerali acquosi contengono ancora molecole d’acqua. Insieme alle posizioni note di ghiaccio d’acqua sepolto, questo fornisce possibili posizioni per estrarre l’acqua per l’utilizzo delle risorse in situ, fondamentale per la creazione di basi umane su Marte. Per non parlare poi del fatto che argille e sali sono materiali da costruzione comuni sulla Terra.

In secondo luogo, ancor prima che l’umanità arrivi su Marte, i minerali acquosi forniscono luoghi fantastici in cui svolgere attività scientifica. Nell’ambito di questa campagna di mappatura dei minerali, è stato scoperto il sito ricco di argilla di Oxia Planum, scelto come sito di atterraggio per il rover Rosalind Franklin dell’Esa. Queste antiche argille includono minerali ricchi di ferro e magnesio di smectite e vermiculite. Non solo possono aiutare a comprendere il clima passato del pianeta, ma sono luoghi perfetti per capire se effettivamente, un tempo, su Marte fosse presente la vita.

Come sempre quando si ha a che fare con Marte, più impariamo sul pianeta, più diventa affascinante.

Per saperne di più:

Fonte: https://www.media.inaf.it/2022/08/23/acqua-su-marte-ecco-la-mappa/

LICENZA PER IL RIUTILIZZO DEL TESTO:    https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/deed.it

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Nuova grande grotta scoperta sul Carso, l’affascinante racconto dell’esplorazione

A dieci giorni dalla scoperta della nuova grande cavità sotto Trebiciano ad opera degli speleosub francesi, ecco un emozionante racconto di marco Restaino, uno dei fautori delle ricerche del corso sotterraneo del Fiume Timavo

Di Marco Restaino

“La salle se trouve”

Queste parole possono significare solo una cosa.

La caverna sotto la dolina Reka è stata finalmente raggiunta!

Situazione più unica che rara, visto che l’ambiente è stato raggiunto non inseguendo l’aria e scavando anni aprendosi la via, creando una nuova grotta, ma seguendo le acque del Fiume.

Lo speleosub Patrice Cabanel dopo un tortuoso percorso tra stanzette a pelo libero e piccole campane di aria, trova un passaggio più profondo rispetto la quota di ricerca.

Scende ad il livello più basso e prosegue in quella che scopre essere la condotta principale.

Direzione nord-nord ovest, tutto secondo i piani previsti…

Anche in questo caso, la galleria risale, e risale e ancora, risale.

Grandi massi si fanno sempre più fitti sul fondo della galleria sommersa.

Massi di crollo… buon presagio di ambienti aerei prossimi.

Nuovamente a quota “zero” e si riemerge…che sia l’ennesima campana d’aria?

Circa.

Le dimensioni sono più ampie.

Una sorta di lago, una galleria allagata, 10-15 metri larga e diverse decine di metri lunga.

Trovando questo ambiente più ampio rispetto ai precedenti, almeno si potrà dire che il sifone di uscita della grotta, è stato forzato, superato.

Si percorre il perimetro della nuova sala.

Dalla parte opposta di emersione, sembra ci sia qualcosa.

Ci sono dei momenti in cui il tempo si congela.

Sì entra in uno stato di vigile incoscienza,

in cui si è capito già tutto,

senza sapere cosa sta succedendo.

È il momento più bello.

È Il momento.

Soli, con se stessi, ma con il cuore pieno della speranza di tutti, di tutti i compagni di squadra, di tutti quelli che attendono al di là del sifone.

Sì è soli, ma è il momento di tutti.

Ci si avvicina con reverenza,

i movimenti sono lenti.

Un piccolo passaggio nero a pelo dell’acqua.

Quanto basta per far passare la testa, facendo restare il corpo in immersione.

Oltre.

L’infinito.

“OOOOOOHHH!!!….”

E dal buio la risposta giusta…

“oooooooooohhhhhh oooohhh”

La natura risponde all’urlo dell’uomo.

Man mano che si avanza nel grande lago oltre il piccolo passaggio, l’eco si mescola allo scroscio dell’acqua che riempie il silenzio della nuova caverna.

Per oggi va bene così.

Anzi, non bene; enormemente bene, enorme come quello che si è appena scoperto.

La cosa più bella dopo dopo la scoperta, è tornare indietro a dare la notizia.

Se si fa la scoperta del secolo, ma non si ha nessuno con cui gioire, manca qualcosa.

Siamo animali sociali, dobbiamo condividere.

La cosa che supera la gioia della scoperta, è condividere la scoperta.

Cosa avrà pensato Patrice nel tornare indietro, tra la nuova caverna, e tornare tra noi…

Duecentocinquanta metri di felicità, pensieri e sagole.

“La sala è trovata. Un’enorme sala. Sorrisi e sguardi, abbracci, voci strozzate e occhi lucidi.”

La sala è trovata.

Un’enorme sala.

Sorrisi e sguardi, abbracci, voci strozzate e occhi lucidi.

Sì va a dare la notizia agli altri sub, in sifone di entrata.

Siamo tutti lì, davanti al lago Timeus, dove nel 1953, Walter Maucci, fu precursore della speleologia subacquea.

Nello stesso istante, nello stesso luogo, sono palpabili passato e presente, uniti da un filo di arianna lungo 70 anni.

Colpo di scena, anche i sub in esplorazione al sifone di entrata hanno trovato una prosecuzione, esplorata nei giorni, per un centinaio di metri, scoprendo anche qui una nuova sala.

Bene, ci si prepara a risalire.

Non vedo l’ora di dare la notizia di persona, al mondo esterno!

Sì…. così speravo!

Invece una seconda squadra è pronta a tornare in acqua.

Ecco, ora so come si è sentito Patrice nella strada del ritorno dalla caverna a noi.

Un turbinio di emozioni, frenate dall’ impossibilità di bruciare i tempi e urlare subito al mondo che è finita….un ciclo si è chiuso.

E che uno nuovo, si apre.

Prima di iniziare la risalita, abbiamo aspettato ancora quasi due ore.

Quando tutti i sub sono fuori dall’acqua, ci carichiamo dei sacchi con le bombole da riempire, e in un’altra ora siamo alla luce del sole.

In botola ci aspetta Paolo Guglia , che ogni giorno attende le notizie, fa la conta e segna i nominativi delle persone, e resta in collegamento con il telefono che dall’esterno arriva sul fondo, anche per questione di sicurezza.

Attentamente trascrive ogni dettaglio di quanto relazionano i sub, ed elabora assieme a loro, la stesura dei rilievi.

Lui sapeva già della scoperta, e anche tutti l’avevano intuito.

In caverna lindner è stato installato quello che presumibilmente è il più profondo Wifi al mondo in grotta, e sui vari gruppi whatsapp, non ho per inciso detto nulla, ma i centinaia di pupazzetti inviati, la dicevano già lunga.

Due giorni dopo le esplorazioni della caverna hanno dato queste misure: 160 metri in lunghezza, 50 larghezza e 60 di altezza.

La nuova caverna per ora cela il passaggio verso la grotta Luftloch, con un altro nuovo lago.

Questa la prossima frontiera.

Un esercizio mentale fino giorni fa, di pura fantasia, cioè un complesso con due ingressi (Trebiciano e Luftloch) e un chilometro di fiume esplorato in subacquea che le collega, con la caverna appena scoperta a metà strada, potrebbe essere una realtà molto vicina.

Alla cena di conclusione, ho proposto un brindisi che voglio condividere con tutti voi.

“Un brindisi a chi attraverso l’acqua cerca i vuoti, e a chi attraverso i vuoti cerca l’acqua.

Ai percorsi che trovano un punto d’incontro nell’esplorazione e nelle amicizie”

Marco Restaino

In foto, la bozza della georeferenziazione della nuova caverna e della grotta di Trebiciano.

Il punto rosso in alto a sinistra è l’ingresso della grotta Luftloch.

La nuova caverna si sviluppa proprio sotto parte della dolina Reka.

Grafica: Paolo Guglia

Seguiranno altre documentazioni che pubblicheremo a breve sulla pagina facebook della Società Adriatica di Speleologia .

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Geologia per speleologi, corso ad Udine a Settembre

Il corso si svolgerà il 9 e 10 Settembre 2022 a Chiusaforte, prevede lezioni teoriche ed escursioni in alta quota sul Canin.

il corso è promosso dal Circolo Speleologico ed Idrologico Friulano C.S.I.F. di Udine, in collaborazione con la Società Speleologica Italiana S.S.I. la Commissione Nazionale Scuole di Speleologia C.N.S.S. ed il Comitato Esecutivo Regionale F.V.G.

PROGRAMMA:

VENERDI’ 09/09/22

Ore 18.30 Arrivo e Accoglienza
Ore 19.30 Cena ( Si prega gentilmente di comunicare in tempo eventuali intolleranze )
Ore 20.30 Forme del Carsismo d’alta quota e Geologia del Monte Canin.
Relatori: I Geologi Speleo Mocchiutti Andrea e Ponton Maurizio
Pernottamento al Forte

SABATO 10/09/2022

Ore 07.30 Colazione
Ore 08.30 Partenza per la funivia di Sella Nevea
Ore 09.15 Partenza per l’escursione lungo il Sentiero Geologico ” Foran dal Mus” con visita dell’ingresso Abisso Boegan e al ghiacciaio in ritiro con le sue forme carsiche sepolte
Ore 17.00 Rientro in Funivia

Quota di contributo spese
€ 85.00 ( Soci S.S.I.) € 95.00 ( No soci S.S.I.) e comprende:
Iscrizione al Corso
Cena
Pernottamento in 6 camere con lenzuola ( 4/5 posti per camera )
o camerata con sacco a pelo personale ( 15 posti su letti a castello)
Prima colazione
A/R in Funivia
Eventuale Assicurazione
La quota può essere versata tramite bonifico bancario sull’IBAN IT76F0306912344100000000367 intestato a Circolo Speleologico Idrologico Friulano – Udine con causale: “Iscrizione corso II GeoSpelUdine nome e cognome dell’iscritto”
Si richiede:
Pranzo al Sacco per la giornata di sabato
Eventuale sacco a pelo per chi dormirà nella camerata
Ogni partecipante dovrà essere dotato di abbigliamento da escursione.
Ogni iscritto dovrà portare block-notes, matita etc.
Il contributo non comprende gli spostamenti logistici che verranno effettuati con mezzi propri

Iscrizioni Entro il 31/08/2022 – Posti Limitati

Il corso è valido quale aggiornamento tecnico IT ed AI CNSS-SSI (cfr. Regolamento CNSS-SSI Art.17) e per ISS CAI
Tutti i partecipanti dovranno esibire la Certificazione verde COVID-19, qualora richiesta per legge al momento.
Info ed Iscrizioni
Roberto: 335 547 5925
Mail: [email protected]

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