Scoperta eccezionale a Benevento: Necropoli dell’Età del Ferro con Ricchi Corredi Funerari

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Archeologi portano alla luce un sito prezioso durante lavori per la rete ferroviaria ad alta velocità Napoli-Bari.

Un incredibile ritrovamento archeologico ha scosso gli esperti nella provincia di Benevento. Durante i lavori di costruzione per la rete elettrica di Trasmissione Nazionale Rete Ferroviaria ad Alta Velocità ‘Napoli-Bari’, un team di archeologi ha scoperto una vasta necropoli preromana a Amorosi, nella Valle Telesina.

Il sito, che si estende su un’area di 13.000 metri quadrati, ha rivelato finora 88 tombe risalenti all’età del ferro, con una datazione che va dall’VIII al VII secolo a.C.

Questo periodo storico, conosciuto come il “periodo orientalizzante”, fu caratterizzato da intensi scambi commerciali che portarono a una diffusione di influenze culturali provenienti dalla zona orientale del Mediterraneo.

Le sepolture, tipiche della cultura delle tombe a fossa della Campania antecedente all’arrivo dei Sanniti, mostrano una distinzione tra quelle maschili, contenenti prevalentemente armi, e quelle femminili, arricchite da ornamenti come fibule, bracciali e vasi.

Di particolare interesse sono due grandi sepolture a tumulo, con un diametro di circa 15 metri, che potrebbero indicare l’appartenenza degli individui sepolti all’élite della società dell’epoca.

Il sindaco di Amorosi ha sottolineato l’importanza nazionale e internazionale di questa scoperta, annunciando che il Comune e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Benevento e Caserta presenteranno l’eccezionale ritrovamento al pubblico.

La scoperta è avvenuta durante le attività di indagine preventiva e di scavo archeologico nell’area prevista per la costruzione della stazione elettrica di Terna, dimostrando l’importanza della ricerca archeologica anche in contesti moderni e industriali.

Questo straordinario ritrovamento getta nuova luce sulla storia antica della regione e promette di arricchire notevolmente la nostra comprensione dell’età del ferro nel Sud Italia.

Fonte: https://www.scienzenotizie.it/2024/04/25/benevento-scoperta-una-necropoli-delleta-del-ferro-con-ricchi-corredi-funerari-4384422

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Soccorso Alpino e Speleologico: nel 2023 effettuate 12.349 missioni di soccorso per 12.365 persone

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Il prossimo dicembre il Corpo Nazionale celebra i 70 anni di attività con oltre 223.000 interventi effettuati e 238.000 persone soccorse

Il Soccorso Alpino e Speleologico ha reso noti i dati relativi alle attività svolte nel 2023.

In totale, sono state effettuate 12.349 missioni di soccorso per complessive 12.365 persone soccorse, di cui oltre 7.622 feriti e 491 persone decedute.

Le cause degli interventi sono dovute principalmente a tre fattori: la caduta/scivolata (45,9% degli interventi), l’incapacità durante l’attività svolta (25,5%) e il malore (12,1%). Seguono con valori decisamente più contenuti il maltempo (4,3%) e lo shock anafilattico (0,50%).

Le attività maggiormente coinvolte e cause degli incidenti e relativi infortuni sono l’escursionismo (42,5% dei casi), la mountain bike (8%), lo sci alpino (2,2%), l’alpinismo classico (6,0%) e la ricerca di funghi (3,1%). Diversi gli interventi durante l’attività venatoria (0,8%).

Nel 2023 hanno perso la vita in ambiente impervio 491 persone con una diminuzione rispetto al 2022. 5.720 sono state le persone recuperate ferite in modo leggero, 1.579 i feriti gravi, 323 i feriti con compromesse funzioni vitali, 4.151 gli illesi e 101 i dispersi.

L’identikit medio della persona soccorsa è rappresentato da un uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo essere scivolato in un’escursione durante il mese di agosto.

Il prossimo 12 dicembre il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico celebra i 70 anni di attività.

Dal suo anno di fondazione, il Soccorso ha effettuato 223.762 interventi soccorrendo 238.935 persone e impiegando per questa attività oltre 1 milione di suoi tecnici (1.068.583). Negli ultimi 70 anni, sono oltre 18.000 le vittime e 141.000 le persone ferite recuperate dal Soccorso.

Per approfondire i dati e le attività del Soccorso Alpino e Speleologico è possibile visitare il sito ufficiale cnsas.it.

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Corso di introduzione alla speleologia a Foligno: un’opportunità per scoprire il mondo sotterraneo

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Cinque lezioni teoriche e cinque uscite pratiche per avvicinarsi alla speleologia in modo sicuro e consapevole

Il Gruppo Speleo CAI Foligno presenta il XV corso di introduzione alla speleologia, un’opportunità per conoscere il mondo delle grotte e avvicinarsi alla pratica speleologica in modo sicuro e consapevole.

Il corso, diretto dall’Istruttore Speleologico Massimo Minna, prevede cinque lezioni teoriche e cinque uscite pratiche, tra palestre di roccia e grotte.

Le lezioni teoriche si terranno a partire dal 16 maggio, alle ore 21:00, presso la sede CAI di Foligno in Via Bolletta n. 18. Durante gli incontri verranno trattati diversi temi legati alla speleologia, come la geologia, la morfologia carsica, le tecniche di progressione su corda e la sicurezza in grotta.

Le uscite pratiche, invece, saranno l’occasione per mettere in pratica quanto appreso durante le lezioni teoriche.

Le prime due uscite si svolgeranno in palestra di roccia, dove i partecipanti potranno imparare le tecniche di progressione su corda e le manovre di sicurezza.

Le successive tre uscite saranno invece in grotta, dove i partecipanti potranno esplorare ambienti ipogei accompagnati dagli istruttori del Gruppo Speleo CAI Foligno.

Il corso è aperto a tutti, con un numero massimo di 10 partecipanti.

Per informazioni e iscrizioni è possibile consultare la brochure o contattare la segreteria del corso al numero 355 544 1866.

Il Gruppo Speleo CAI Foligno, fondato nel 1976, è attivo da oltre 40 anni nella ricerca, esplorazione e documentazione di grotte e cavità naturali.

Il gruppo si impegna anche nella divulgazione della speleologia e nella formazione di nuovi speleologi, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza e la tutela del mondo sotterraneo.

Il XV corso di introduzione alla speleologia rappresenta un’importante opportunità per avvicinarsi alla pratica speleologica in modo sicuro e consapevole, grazie all’esperienza e alla professionalità del Gruppo Speleo CAI Foligno.

Un’occasione per scoprire il mondo sotterraneo e le sue meraviglie, imparando a muoversi in ambienti ipogei con competenza e rispetto per l’ambiente.

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Biospeleologi croati per il progetto Bioblitz Croazia a Mljet”

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Il progetto finanziato dalla Commissione Europea attraverso Biodiversity Genomics Europe (BGE) mira a migliorare la comprensione e il monitoraggio della biodiversità

I biospeleologi dell’Istituto Ru?er Boškovi? e del Croatian Biospeleological Society hanno trascorso la scorsa settimana a Mljet, dove hanno condotto il progetto Bioblitz Croazia finanziato dalla Commissione Europea attraverso il progetto internazionale Biodiversity Genomics Europe (BGE).

I biospeleologi hanno visitato sette siti speleologici e la leader del progetto, la dott.ssa Martina Pavlek, ha tenuto una conferenza sul progetto presso la sede del Parco Nazionale di Mljet a Kulijer.

L’obiettivo principale del progetto BGE è accelerare l’uso di ricerche genomiche per migliorare la comprensione e il monitoraggio della biodiversità, nonché per aiutare a creare azioni per prevenire la perdita di biodiversità.

La Croazia, insieme ad altre cinque paesi europei (Bulgaria, Cipro, Georgia, Ungheria e Portogallo), è stata selezionata come uno dei centri più importanti (hot spot) della biodiversità europea.

Lo scopo del progetto Bioblitz Croazia è raccogliere la maggior diversità di specie di invertebrati delle grotte possibile per il sequenziamento futuro dei genomi di riferimento.

L’isola di Mljet è stata scelta per due motivi: 1) perché è eccezionalmente ricca di una fauna di grotte diversificate e 2) perché, a causa di molti anni di ricerche sistematiche, la fauna delle grotte è molto ben conosciuta.

I risultati concreti del progetto saranno annunciati presto.

Fonte e articolo originale: https://np-mljet.hr/biospeleolozi-provodili-projekt-bioblitz-hrvatska-na-mljetu/

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Dai minerali ai metalli: un viaggio nell’estrazione mineraria antica del territorio campigliese

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Il convegno e l’escursione guidata a Castagneto Carducci per scoprire le tecniche e le metodologie dei minatori del passato

Lo scorso 20 e 21 aprile, presso la Sala Falcone Borsellino di Castagneto Carducci, si è tenuto il convegno “Dai minerali ai metalli. L’estrazione mineraria nel territorio dalla preistoria ai giorni nostri“.

L’evento, organizzato per illustrare l’estrazione mineraria antica del territorio campigliese, ha visto la partecipazione di ricercatori e scienziati che hanno parlato di emergenze archeo-minerarie e degli studi che si stanno intraprendendo ad ampio spettro per capire le tecniche e le metodologie di questi antichi minatori.

La giornata del 21 aprile è stata dedicata a una serie di presentazioni sui temi dell’estrazione mineraria e della metallurgia antica.

Simone Vezzoni dell’IGG-CNR ha aperto la sessione con una presentazione sulla Toscana come patrimonio minerario unico.

A seguire, Nicoletta Volante del DSSBC-UniSi ha parlato della metallurgia all’inizio del IV millennio a.C., con un focus sul primo sfruttamento delle mineralizzazioni cupritere in Toscana.

Luca Tinagli del GSAL-MSNML ha poi presentato le ricerche sul piombo, l’argento e il rame nelle miniere antiche del Campigliese.

Nel corso della mattinata, Irene Rocchi del DST-UniPi ha illustrato la petrologia delle scorie di Pb-Cu e Fe delle attività metallurgiche preindustriali della Toscana, mentre Alessandra Casini del Parco Nazionale delle Colline Metallifere UNESCO ha parlato di tecniche estrattive e organizzazione del lavoro nelle miniere antiche del Campigliese.

Nel pomeriggio, Lara Casagrande del MUSE ha presentato le ricerche sulle miniere d’argento medievali del Monte Calisio (TN), mentre Maria Luisa Garberi e Giovanni Belvederi del CCA-SSI, Scuola Naz. Cavità Artificiali hanno parlato dell’esplorazione e documentazione di cavità minerarie, con un focus sulle miniere di Schilpario (BG).

Andrea Terziani e Nicoletta Volante del DSSBC-UniSi hanno poi presentato le ricerche sullo sfruttamento del cinabro durante la Preistoria a Poggio Spaccasasso (GR).

Infine, Daniele Rappuoli del Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata ha parlato delle strategie di valorizzazione e ricerche del Parco, mentre Alessandra Casini del Parco Nazionale delle Colline Metallifere UNESCO ha presentato le azioni di tutela e valorizzazione del Parco.

Il convegno è stato accompagnato da un’escursione guidata, tenutasi il 20 aprile, dal titolo “Dai minerali ai metalli“.

L’escursione, a cura di Irene Rocchi e Luca Tinagli, ha portato i partecipanti alla scoperta del sito antico metallurgico di piombo, della miniera Buca della Guardia e del sistema estrattivo delle Buche al Ferro.

Durante il percorso, i partecipanti hanno potuto capire la natura delle mineralizzazioni e le tecniche antiche di estrazione che hanno creato dei vuoti verticali e irregolari.

La partecipazione al convegno e all’escursione guidata è stata gratuita e libera, ed è stata riconosciuta l’attribuzione di crediti formativi da parte dell’Ordine dei Geologi.

Il convegno e l’escursione guidata sono stati un’importante occasione per approfondire la conoscenza dell’estrazione mineraria antica del territorio campigliese e delle tecniche e metodologie utilizzate dai minatori del passato.

Un’occasione preziosa per valorizzare e tutelare il patrimonio minerario toscano.

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Canyoning quattro appuntamenti imperdibili in Italia nel 2024 con il Vertical Water Canyoning Fest

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Dalla Sicilia alla Sardegna, passando per l’Aspromonte e il Gran Sasso, quattro festival dedicati alla scoperta dei canyon e alla pratica del canyoning

Torna nel 2024 il Vertical Water Canyoning Fest, una serie di quattro festival dedicati alla pratica del canyoning in alcune delle più belle località italiane.

Il canyoning è uno sport acquatico che consiste nella discesa di gole e canyon attraverso percorsi che possono includere discese in corda doppia, tuffi, scivoli naturali e nuoto in acque bianche.

Il primo appuntamento è in programma in Sicilia dal 22 al 24 marzo con il Sicily Canyoning Fest, un’occasione per scoprire i canyon vulcanici dell’isola.

Il festival prevede escursioni guidate, workshop e momenti di condivisione tra appassionati.

Dal 31 maggio al 2 giugno, invece, l’Aspromonte Canyoning Fest porterà i partecipanti alla scoperta dei canyon dell’Aspromonte, in Calabria.

Un’occasione per immergersi nella natura selvaggia e incontaminata di questa regione, tra cascate e piscine naturali.

Il terzo appuntamento è in programma dal 28 al 30 giugno con il Bodengo Canyoning Fest, in Lombardia.

Qui i partecipanti potranno tuffarsi nelle acque cristalline del torrente Bodengo, in un percorso adrenalinico tra salti e discese in corda doppia.

Dal 19 al 21 luglio, invece, il Gran Sasso Canyoning Fest porterà i partecipanti alla scoperta dei canyon del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in Abruzzo.

Un’occasione per vivere un’avventura verticale tra paesaggi mozzafiato.

Infine, dal 28 al 31 dicembre, il Festival Sardinia Canyoning Fest chiuderà l’anno con un’esperienza unica nel suo genere: un’escursione in canyon a Capo Canyon, in Sardegna, per salutare l’arrivo del nuovo anno in modo avventuroso.

Per maggiori informazioni sui singoli festival e sulle modalità di partecipazione, è possibile visitare il sito web ufficiale dell’evento all’indirizzo www.verticalwatercanyoning.com. Stay tuned!

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Scoperta in Corea del Nord di fossili umani di 20.000 anni fa in una grotta paleolitica a Pyongyang

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Un team di ricercatori dell’Università Kim Il-sung ha trovato sette fossili umani, 300 fossili di animali e 274 fossili vegetali in una grotta paleolitica a Gangdong

La Corea del Nord ha annunciato di aver scoperto fossili umani risalenti a circa 20.000 anni fa in una grotta paleolitica situata nel distretto di Gangdong, a Pyongyang.

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord, la Korean Central News Agency (KCNA), il team di ricerca del Dipartimento di Storia dell’Università Kim Il-sung ha recentemente scoperto sette fossili umani, 300 fossili di nove tipi diversi di animali e 274 fossili vegetali nel secondo strato culturale della grotta.

Un “strato culturale” è uno strato di terra sui siti di insediamenti umani che contiene tracce o resti delle attività umane.

Quando il team di ricerca ha datato i fossili, sono risultati avere tra i 20.000 e i 26.000 anni.

I fossili umani trovati, che erano frammenti di denti e teschi, si ritiene appartenessero a una donna di circa trent’anni che viveva nell’età della pietra paleolitica.

La Società Archeologica Nordcoreana ha deciso di chiamare i fossili umani scoperti “Gangdong People”.

La grotta di Imgyeong è stata registrata come sito da preservare con la decisione del Comitato di revisione e valutazione del patrimonio culturale non permanente, insieme al Consiglio di Stato.

I primi esemplari di ‘Gangdong people’ sono stati scoperti per la prima volta nell’area di Gangdong a Pyongyang, dove è sepolto Dangun, il nostro antenato originale“, ha detto la Korean Central News Agency. “Ha una grande importanza in antropologia poiché dimostra che l’area aveva una lunga storia ed era anche il luogo in cui la cultura è iniziata per la prima volta“.

La Corea del Nord ha affermato che Pyongyang era il centro della storia della penisola coreana annunciando di aver trovato le ossa umane di Dangun e di sua moglie in una tomba sul monte Daebaksan, nel distretto di Gangdong, a Pyongyang nel 1993.

Tuttavia, gli studiosi sudcoreani hanno sollevato dubbi sull’autenticità della tomba di Dangun, sostenendo che la tomba presenta uno stile Goguryeo, invece di seguire lo stile Gojoseon.

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Carsismo e grotte delle evaporiti dell’Appennino Settentrionale: un patrimonio mondiale da scoprire

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Il Club Alpino Italiano Sezione ‘Mario Beghi’ di Ravenna organizza una serata di approfondimento sulle meraviglie del sottosuolo

Il Club Alpino Italiano Sezione “Mario Beghi” di Ravenna ha organizzato una serata di approfondimento sul carsismo e le grotte delle evaporiti dell’Appennino Settentrionale, riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

L’evento, che si terrà sabato 4 maggio alle ore 21 presso la Sala Buzzi di Ravenna, vedrà la partecipazione di importanti esperti del settore e sarà a ingresso libero.

La serata, intitolata “Percorsi 2024”, sarà un’occasione per conoscere meglio le meraviglie del sottosuolo e l’importante riconoscimento ottenuto dalle grotte delle evaporiti dell’Appennino Settentrionale.

La serata sarà presentata da Maria Teresa Castaldi, Presidente del Comitato Scientifico del CAI Emilia Romagna, e da Piero Lucci, Presidente della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna.

Sarà presente anche Giacomo Costantini, Assessore con delega alle aree naturali e parco del Delta del Po, che porterà un saluto all’evento.

Il carsismo e le grotte delle evaporiti dell’Appennino Settentrionale rappresentano un patrimonio naturale di grande valore, sia per la loro bellezza che per la loro importanza scientifica.

Queste grotte, infatti, sono il risultato di un processo geologico unico al mondo, che ha portato alla formazione di cavità sotterranee di grandi dimensioni all’interno di rocce saline.

La serata sarà quindi un’occasione per approfondire la conoscenza di questo patrimonio naturale e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sua importanza e sulla necessità di preservarlo.

Durante l’evento verranno presentate anche le attività del Club Alpino Italiano Sezione “Mario Beghi” di Ravenna, che da anni si impegna nella promozione e nella valorizzazione del territorio e della montagna.

L’ingresso alla serata è libero e aperto a tutti gli interessati. Per maggiori informazioni è possibile contattare il Club Alpino Italiano Sezione “Mario Beghi” di Ravenna al numero di telefono o all’indirizzo email indicati nel volantino allegato.

La serata organizzata dal Club Alpino Italiano Sezione “Mario Beghi” di Ravenna rappresenta un’importante occasione per approfondire la conoscenza del carsismo e delle grotte delle evaporiti dell’Appennino Settentrionale, un patrimonio naturale di grande valore che merita di essere scoperto e preservato.

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Il Centro Studi Sotterranei di Genova esplora l’acquedotto sotterraneo di Gravina in Puglia

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Il manufatto storico, lungo oltre 3 km, è stato studiato e documentato dal Centro Studi Sotterranei nel 1997

Nel 1997, il Centro Studi Sotterranei di Genova è stato chiamato in Puglia da un consorzio di imprese per esplorare, studiare, rilevare e documentare l’acquedotto sotterraneo “Sant’Angelo – Fontane della Stella” di Gravina, in provincia di Bari.

Questo manufatto storico, costituito da una galleria ispezionabile, in parte scavata ed in parte costruita nel sottosuolo, ha uno sviluppo planimetrico di oltre 3 km, con un dislivello complessivo di 7 metri tra la quota della presa e il partitore.

L’acqua, che veniva captata dalle sorgenti, giungeva in città grazie al monumentale viadotto della Madonna della Stella, più comunemente conosciuto come Ponte dell’Acquedotto.

Quest’ultimo, riedificato nel 1722 dalla famiglia degli Orsini dopo che parte della precedente costruzione crollò in seguito a un forte sisma, rappresenta ancora oggi un’importante testimonianza storica e architettonica della zona.

Il Centro Studi Sotterranei di Genova, specializzato nella ricerca, esplorazione e documentazione di ambienti sotterranei, ha condotto un’accurata indagine sull’acquedotto di Gravina, rilevandone le caratteristiche costruttive e planimetriche.

Grazie al lavoro dei suoi esperti, è stato possibile ricostruire la storia e l’evoluzione di questo importante manufatto, che per secoli ha garantito l’approvvigionamento idrico della città.

Recentemente, in occasione di un sopralluogo in Puglia, alcuni esperti del Centro Studi Sotterranei sono tornati a visitare questi luoghi ricchi di fascino e storia, ricordando con piacere la collaborazione con i locali amici Vito Nicefalo e Michele Conca, nonché con il Gruppo Puglia Grotte di Castellana.

L’attività del Centro Studi Sotterranei di Genova rappresenta un importante contributo alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico e ambientale sotterraneo, spesso poco conosciuto e valorizzato, ma di fondamentale importanza per la comprensione della storia e dell’evoluzione dei territori.

Fonte: https://www.facebook.com/share/p/cHZwhKdKzH8oeXMq/?mibextid=WC7FNe

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Decifrato il linguaggio ideografico delle incisioni preistoriche del Paleolitico?

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Un nuovo studio rivelerebbe come i simboli presenti nella grotta di Marsoulas risalenti al Paleolitico Superiore corrispondano al più antico linguaggio ideografico conosciuto

Un recente articolo pubblicato sul sito web “Le déchiffrage du language des cavernes” ha rivelato come il pannello principale della grotta di Marsoulas, in Francia, sia stato decifrato grazie all’utilizzo del linguaggio ideografico proto-sumerico e delle sue lingue associate, il sumerico e il geroglifico.

L’articolo, scritto da Yvar Brégeant, fa parte di una serie di dieci esempi di decifrazione tratti dal libro “Le déchiffrage du langage des cavernes”, che dimostrano come i simboli e le coppie di animali presenti nelle grotte risalenti al Paleolitico Superiore corrispondano in realtà al linguaggio ideografico proto-sumerico, il più antico linguaggio ideografico conosciuto.

In particolare, l’autore si concentra su diversi segni evidenti presenti nel pannello principale della grotta di Marsoulas, come le due corna incurvate, il “pettiforme” sul fianco dell’auroch, i multipli segni a forma di T sul corpo dell’auroch, i segni di ramo, il tectiforme sotto il cavallo e il bisonte maculato.

Grazie all’utilizzo del linguaggio ideografico proto-sumerico, l’autore è riuscito a decifrare il significato di questi segni, rivelando come essi siano strettamente legati alla religione e alla mitologia sumerica.

Questo studio rappresenterebbe un importante passo avanti nella comprensione delle antiche civiltà e della loro cultura, dimostrando come l’utilizzo del linguaggio ideografico proto-sumerico possa essere fondamentale per decifrare i simboli e i messaggi lasciati dalle popolazioni del passato.

Il libro “Le déchiffrage du langage des cavernes” è disponibile sul sito web dell’autore e fa parte di una serie letteraria più ampia intitolata “La véritable histoire des religions de l’humanité”, che si propone di indagare le origini e l’evoluzione delle religioni nel corso della storia.

Per saperne di più sullo studio e sul libro, è possibile consultare il sito web “Le déchiffrage du language des cavernes” e la sezione “Livres déjà parus”.

https://www.yvar-bregeant.com/le-dechiffrage-de-la-fresque-du-grand-panneau-de-la-grotte-de-marsoulas-1/

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